mercoledì 2 giugno 2010

Doping come fabbrica di illusioni


Oggi abbandoniamo i consueti “toni bassi” che accompagnano le nostre rubriche per fare posto ad una tematica di rilevante peso sociale.
Un sondaggio patrocinato dalla Società Italiana di Farmacologia, Federazione Italiana Giuoco Calcio, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica ha evidenziato una scarsa conoscenza dei ragazzi riguardo il problema del doping (maggio 2010).
Per doping si intende l'uso e l'abuso di sostanze medicinali con lo scopo di aumentare artificialmente il livello delle prestazioni sportive ed il rendimento fisico di un atleta (Wikipedia).
Il sondaggio che ha coinvolto 13.000 ragazzi tra i 13 ed i 18 anni ha evidenziato esiti sconcertanti :
il 35 % dei giovani non sa cos'è il doping ed il 47 % non conosce quali danni per la salute comporta.
L'impressione che si ha nel cercare di confutare determinate statistiche è che ci si trovi di fronte ad un retaggio etico sportivo che tra gli anni 70 e 90 ha incessantemente svalutato i valori da trasmettere alle generazioni future e ciò ha arrecato una disinformazione progressiva. Nonostante si attribuisca un connotato negativo al doping si può appurare dal sondaggio che del 75 % dei giovani dichiaranti di fare attività sportiva agonistica (10.000 ragazzi) il 7 % di questi ha ammesso di aver assunto almeno una volta sostanze dopanti su consiglio di allenatori e amici. Steroidi anabolizzanti (steroidi e nandrolone), stimolanti artificiali e naturali, antidolorifici illegali rappresentano una grande fetta del mercato farmaceutico nel quale i giovani sportivi sottomettono il proprio corpo ad un'esasperazione fisica terribile. Gli effetti collaterali a breve e lungo termine possono essere devastanti e compromettere non solo la carriera sportiva di un atleta ma anche la sua vita.
E' importante ricordare che è in corso un inchiesta circa i farmaci utilizzati nel mondo del calcio negli anni 80 e 90 che sembra abbiano una stretta relazione con i casi di SLA (Sclerosi laterale amiotrofica), malattia rara e attualmente incurabile che disabilita progressivamente le capacità nervose e quindi alcun movimento corporale. Il livello di incidenza nel mondo del pallone di quegli anni è superiore alla media mondiale di 24 volte e quindi è lecito supporre una forte connessione con le strutture mediche che sono intervenute su quei calciatori, ma i pareri sono discordanti e molteplici.
L'atleta geneticamente modificato è ormai una drammatica possibilità, con rischi (leucemia, tumori, ecc.) a medio o lungo termine ancora tutti da chiarire e scoprire.
La molla che fa scattare questo meccanismo perverso è rappresentata da chi dovrebbe essere un educatore come un allenatore o un dirigente, che invece desidera raggiungere i propri sporchi guadagni sulla salute dei ragazzini assieme agli affaristi e agli speculatori.
C'è da dire che le istituzioni sportive come la FIFA, l'UEFA o la F.I.G.C attuano negli ultimi anni una politica di tutela e di informazione a favore dei piccoli sportivi ma la convinzione più forte è che nessuno di coloro facenti parte del sistema corrotto si schieri dalla parte di chi denuncia.
I genitori sono fondamentali nell'educazione e sono i primi che devono seguire i propri figli con dedizione e nella profonda convinzione che non sia necessario avere un piccolo Messi o Cristiano Ronaldo in famiglia.
Se lo sport non incarna più quei valori che lo rendono importante nella Società, allora è meglio non praticarlo.

4 commenti:

  1. Sono cose importanti...pensateci non fate stronzate!

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  2. gran bella cosa poter leggere di argomenti importanti senza bisogno di interpretare mezzi termini. in attesa del prox... baci fede.

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  3. Io abuso di colla vinilica potrei avere danni oppure meglio la cera?

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  4. I ragazzi dovrebbero quantomeno conoscere l'origine del termine Doping, per capire che se intendono fare i furbi per raggiungere risultati magari senza tanti sacrifici, lo fanno a discapito della loro salute e gli anni attesi di vita si riducono...

    http://sportagel.blogspot.com/p/definizione-doping.html

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