mercoledì 16 marzo 2011

Cocò Roccotelli "Il mago della Rabona"

La "Rabona" è indubbiamente uno dei gesti tecnici più difficili ma sicuramente tra i più spettacolari che un giocatore possa fare in campo durante una partita. L'enciclopedia Wikipedia la descrive cosi: "La rabona è, nel gioco del calcio, un movimento in cui viene colpito il pallone spostando il piede con cui si calcia dietro il piede di appoggio (e quindi incrociandolo con esso). Il pallone viene così colpito da un colpo secco alla base, che genera quindi un cross o comunque un tiro morbido verso l'alto.", c'è da aggiungere che la giocata è scomoda, eseguendo movimenti innaturali, proprio per questo è un gesto rarissimo. Eppure c'era un giocatore, che noi giovani non possiamo conoscere, che aveva fatto della rabona il suo personale marchio di fabbrica, anzi di più, sembrava fosse il colpo più naturale del mondo per lui. Quel giocatore si chiamava Giovanni "Cocò" Roccotelli, detto anche "il mago della rabona".



Cocò nasce a Bari nel 1952, e per come tutti i giovani della sua generazione il calcio lo impara per strada, giocando con gli amici tra i vicoli. Proprio con gli amici un giorno ha un'intuizione: "avevo la palla sul lato sinistro, così infilai il piede destro dietro il ginocchio mancino e calciai. Stupore: "ooohhh, che hai fatto".... E io: ma che ne so più avanti trovammo il nome, per noi ’sto colpo diventò l’incrociata.", e incrociata restò per molti anni, fino al suo debutto nel professionismo dove la fece conoscere a tutta Italia, e non solo.

Dal 1977 al 1979 Cocò giocò nell'Ascoli dei record in Serie B, le squadra che indubbiamente giocò meglio e diede spettacolo in tutta Italia, proprio in questo periodo la gente cominciò a notare la sua "incrociata", racconta: "Calciavo con il collo del piede destro e piegavo al massimo la gamba sinistra, quella d'appoggio". Più facile a dirsi che a farsi. E i difensori come reagivano? "Rimanevano senza parole, li sentivo mormorare ma che cavolo... I tifosi deliravano. Ad Ascoli mi fermavano per strada: "Gianni, per favore, domenica fai quella cosa". E io facevo, mi dispiaceva deluderli".
Ma questo colpo non era nato da un giorno all'altro, era cresciuto insieme a Cocò: "Scoprii di avere questa dote da bambino. Mi venivano cross tesi o tiri forti, senza differenza. Gli allenatori delle giovanili della Graziani Bari, la società della mia adolescenza, mi dicevano di non esagerare perchè davo l'impressione di prendere in giro gli avversari", "Ma a me il "colpo" veniva naturale, non volevo schernire nessuno".
Negli anni Cocò affinò talmente tanto la tecnica dell'ormai noto "tiro alla Roccotelli" che arrivò addirittura a battere i rigori di rabona, ma la più grande soddisfazione l'ha ricevuta involontariamente da "O Rei", Cocò racconta l'accaduto: "Tanto tempo fa Pelé venne in Italia e finì a parlare di incrociate. Vi giuro che a un certo punto disse: "So che c’è un italiano bravo a fare le rabone, un tipo coi baffi, me ne hanno parlato". Si riferiva a me, a chi sennò?, e non potete capire la soddisfazione".

Purtroppo la sua carriera, nonostante le alti dosi di spettacolo, non è mai riuscita a decollare, ha sempre giocato in provincia, ai margini delle grandi squadre.
Ha avuto una grande occasione, con il Torino nel 1974, arrivò in granata dopo aver rifiutato l'offerta di Mazzone, che stravedeva per lui, di seguirlo all'Ascoli. Qui fece più panchina che altro, essendo all'epoca disponibile una sola sostituzione, nel suo ruolo giocava già Claudio Sala, lui era la seconda scelta, e dopo due stagioni lasciò per andare a Cagliari e infine ad Ascoli.
Nonostante questo Cocò è felicissimo della sua vita da calciatore, sa che nonostante abbia sempre giocato in squadre di provincia verrà ricordato come "il più brasiliano degli italiani", e il suo soprannome deriva da questo come racconta lui: Quando ero giovane, tutti parlavano del Brasile di Didì, Vavà e Pelé. Un giorno non ce l’ho fatta più e ho detto: e allora a me chiamatemi Cocò. Didì, Vavà, Pelé e Cocò: bello, no?".

Cocò adesso si è ritirato in Sardegna ed ha aperto una scuola calcio a Quartu Sant'Elena dove segue 170 ragazzi di cui dice: "Io li chiamo "ragazzi di appartamento". Se piove, non vengono all'allenamento, se scoprono i videogiochi, è finita. E non sanno cosa sia il pallone di strada, quelle partite infinite sull'asfalto o sulla terra", "il livello tecnico è calato perché non si gioca più a pallone nelle strade. I bambini che dribblano sono rari e, nonostante io la insegni a ogni allenamento, non ce n’è uno che riesca a fare una rabona come si deve. Su dieci passaggi otto sono sbagliati".

Alla domanda di un giornalista della Gazzetta dello Sport che gli chiese se avesse rimpianti Cocò rispose cosi: "E certo. Io sono stato un numero sette sfortunato, trent’anni fa avevo davanti Causio e Claudio Sala. Se fossi giovane oggi..."


Ecco un video di qualche incredibile Rabona




Fonti: Wikipedia, gazzetta.it, storiedicalcio.altervista.it

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