mercoledì 9 marzo 2011

SINTETICO... Perchè no?



Oggi parliamo di un argomento che divide profondamente l'opinione pubblica calciofila italiana: la possibilità di introdurre regolarmente il campo sintetico nell'utilizzo comune delle squadre delle serie italiane. In realtà dal 15 marzo 2005 in Italia è possibile utilizzare il campo sintetico fino alla serie B (prima era possibile solo in serie C, l'attuale Lega Pro), dopo l'approvazione del Consiglio Federale che ha deliberato successivamente all'intesa raggiunta tra FIFA E UEFA con una regolamentazione omogenea a partire dalla stagione 2005/2006. Il campo sintetico è sempre stato oggetto di discussione e possiamo identificare due filoni di pensiero. Chi approva il sintetico che garantisce una manto erboso regolare, una manutenzione meno onerosa e condizioni favorevoli in caso di maltempo e quelli invece che si pongono contro, rifacendosi a studi americani che hanno evidenziato una maggiore incidenza negli infortuni alle ginocchia, sostenendo possa portare ad infortuni muscolari per chi non è abituato o semplicemente affermando che l'artificiale possa snaturare profondamente il calcio.
Come sempre la realtà sta nel mezzo ed è necessario fare chiarezza, anche in virtù del fatto che siamo in un periodo nel quale il progresso tecnologico è rapido e costante. Ci sono delle differenze abbastanza importanti tra i campi di calcetto e i campi per il calcio a undici in erba sintetica. Il metodo produttivo è molto simile: semplicemente si inseriscono dei ciuffi più lunghi, quando si parla di calcio a undici, su un manufatto o supporto già preparato industrialmente. Una volta messi in opera questi tappeti ci sono vari metodi di intasamento e per il calcio a undici si opta per un misto di granulati, di sabbia e di gomma.Come ogni buona casa ci devono essere delle buone fondamenta, perché possiamo mettere i migliori manti, con i migliori sistemi di intasamento, su un pessimo sottofondo e ottenere un pessimo risultato. L’importante non è il manto in sé, che è una delle componenti, ma tutte le componenti del sistema sono fondamentali.
Il campo del Novara (serie Bwin) è la realtà italiana più importante del nostro calcio. Dopo la fantastica promozione della stagione 2009/2010 la famiglia De Salvo ha deciso di investire denaro per rimodernare un impianto non abilitato per la serie cadetta ed ha preso l'importantissima decisione di effettuare il rifacimento del terreno di gioco utilizzando Erba Sintetica secondo la normativa FIFA 2 star (normativa che consente di ospitare anche gare di UEFA Champions League).
Il campo dello stadio Silvio Piola (del Novara) ora è un manto organico, con una fibra di cocco, che rende il terreno molto simile al classico campo in erba. Con una differenza sostanziale, naturalmente. “Il sintetico toglie imprevedibilità al rimbalzo del pallone in diverse zone del campo - sostiene Danilo Albani Rocchetti il direttore commerciale dell’Italgreen, l’azienda che sta ultimando i lavori per il nuovo manto del Piola -, non ci sono rallentamenti e, grazie al particolare sistema di drenaggio, anche in condizioni climatiche difficili, pioggia o neve che sia, il manto rimane in condizioni eccellenti. Il problema dei campi in erba è proprio legato alla durata della stagione.
Tempo fa la strada verso il futuro era stata indicata da club di serie D: Manfredonia, Sorrento, Capo d'Orlando, Lavagna, Polisportiva San Sergio di Trieste. Chi è riuscito a scalare le gerarchie ha poi portato la novità più in alto, anche a livello professionistico. Con i suoi 700 mila € di spesa il Novara ha fatto diventare realtà un progetto che supera di gran lunga la qualità del terreno del Luzhniki di Mosca (lo stadio dei quarti di finale di Champions 2009/10 tra Inter e CSKA per intenderci).
Esistono, tuttavia, superfici miste come il Bernabeu di Madrid e anche il campo del Meazza. Teniamo conto che all’estero si usano sistemi di riscaldamento e di raffreddamento per dar modo alla vegetazione del manto erboso di essere funzionale sia durante le stagioni molto calde che in quelle molto fredde. Ma è necessario dire che dopo Italia 90, i nostri campi hanno subito processi di rimodernamento degli stadi che hanno tolto aria e luce ai manti erbosi e questo ha portato ad un deterioramento inaccettabile di quasi tutti i terreni dei club professionistici più importanti.
Negli altri paesi d'Europa ovviamente si stanno sviluppando sempre più le metodologie di costruzione e le sperimentazioni ad alto livello: il Boavista in Portogallo, Nancy e Lorient in Francia e svariate formazioni in Svezia, Norvegia e Finlandia.
In Italia fatichiamo ad accettare dei cambiamenti importanti e radicali ma spesso dovremmo avere più coraggio nel assumere un atteggiamento più aperto all'innovazione.
La maggior parte dei campi di A e B, per non parlare di moltissimi terreni delle serie minori e delle formazioni primavera riversano in condizioni inaccettabili. L'ultima edizione del Torneo di Viareggio è l'emblema di quanti problemi abbiano i campi da gioco in Italia (la finale non si è giocata a Viareggio ma a Livorno a causa di terreni eccessivamente rovinati). La manutenzione ha un costo e le società riversano in problematiche economiche che non garantiscono un intervento costante (senza considerare strutture vecchie ed il clima che non aiuta la vegetazione).
Se davvero la tecnologia riesce a superare problemi come il rimbalzo naturale del pallone e l'impatto del fisico su un terreno artificiale (come sostengono in molti esperti del settore), sarebbe un' opzione straordinaria per il futuro di questo sport.

Il "Silvio Piola" di Novara.


Stadio "Miramare" di Manfredonia.


Sandro Farina (preparatore atletico dello Spezia Calcio): "E' un discorso di adattamento. Ma secondo me piuttosto che giocare su un campo malconcio, troppo condizionato dai fattori climatici, meglio allora un sintetico. Non è una questione di tipologia ma di continuità. Chiaro che un giocatore più anziano può fare fatica ma, ripeto, il problema viene a porsi quando cambi sempre e la percentuale di fastidi muscolari aumenta.

Piero Volpi (ex medico sociale dell'Inter, ora consulente dell'Aic)
- Cosa ne pensa dei campi sintetici?
«Ben vengano, perché credo possano rivelarsi un bene per il calcio. Eliminano i problemi legati alle condizioni dei terreni di gioco, contribuiscono a creare condizioni uguali per tutti».

-Studi americani hanno evidenziato una maggiore incidenza di infortuni alle ginocchia.
«C'è differenza tra gli sport americani e il nostro calcio. L'esempio di Gallipoli è lampante: la squadra pugliese giocava su un campo sintetico ma gli studi effettuati non hanno mostrato una maggiore incidenza di infortuni. Un tempo potevano sorgere problemi, eliminati ormai dal sintetico di ultima generazione. Anzi: a essere pericolosi sono i campi naturali in cattive condizioni».

-Quali le controindicazioni?
«I campi in sintetico sono ancora pochi. E chi gioca sempre su erba naturale deve fare l'abitudine: il consiglio è allenarsi prima, per adattarsi alle differenti condizioni, soprattutto riguardo ai rimbalzi del pallone».

(intervista di Piero Volpi da laStampa.it)
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