mercoledì 4 maggio 2011

Il Grande Torino


La squadra pluricampione d'Italia e colonna portante della Nazionale italiana negli anni '40, tragicamente distrutta il 4 Maggio 1949 vicino Superga. Ma quando ha avuto inizio il Grande Torino?


Tutto ha inizio nell'estate del 1939, quando l'industriale Ferruccio Novo assume la presidenza del Torino succedendo a Cuniberti, professione ingegnere. Novo era un vero tifoso e uomo del Torino. Ha giocato nel 1913 proprio con i granata ma, non essendo eccelso come calciatore, decise di "fare il tifoso" e seguire la squadra dopo a livello finanziario e amministrativo. Prima mossa effettuata dal nuovo presidente granata fu riorganizzare la società. Si circondò degli ex giocatori granata Janni, Sperone e Ellena che divennero collaboratori. Il nuovo amministratore delegato divenne Agnisetta; l'amico Copernico divenne consigliere; Lieversley nuovo allenatore delle giovanili; e, infine, Erbstein allenatore della prima squadra. Primo acquisto di Novo fu Ossola, 18enne del Varese, per 55 mila lire.
Nonostante l'inizio della Seconda Guerra Mondiale e la successiva entrata dell'Italia il 10 Giugno 1940, in Italia il calcio prosegue. Ossola si dimostra la rivelazione del campionato e dei granata con 14 reti in 22 presenze. Il Torino però conclude il campionato posizionandosi settimo e alla fine dello stesso si ritirano Ussello, che si occuperà del settore giovanile, e Vallone. Il Torino concluderà la stagione al settimo posto.
In vista del campionato 1941/42 Novo acquista Ferraris II per 250 mila lire dall'Ambrosiana; Menti dalla Fiorentina in uno scambio con Gei; e, infine, Bodoria, Borel e Gabetto dai rivali cittadini della Juventus. L'acquisto più oneroso del trio bianconero fu Borel, pagato 330 mila lire e strappato al Genoa che aveva offerto 300 mila lire. I consiglieri di Novo suggeriscono di utilizzare la nuova tattica del "sistema" che stava succedendo al "metodo". Cosa sono e/o come si gioca con questi due schemi?


Il "metodo" era una tattica di gioco molto difensiva la cui forza offensiva era caratterizzata dal contropiede. Lanci lunghi che partivano dai difensori o dal centromediano giungevano ai centrocampisti avanzati o alle ali. Questi ultimi, rapidamente, servivano l'attaccante che finalizzava la manovra: in tutto non più di tre o quattro passaggi prima di tirare a rete. Grazie a questa tipologia tattica l'Italia di Pozzo vinse i due mondiali del '34 e del '38.


Il "sistema" era una tattica di gioco molto più costruttiva la cui forza offensiva era caratterizzata dal dinamismo e dal movimento della palla. La zona nevralgica era il centrocampo mentre la difesa lavorava al fuorigioco. Uno schema definito anche a WM: 3-2-2-3. Purtroppo il Torino perde in Coppa Italia al primo turno e in Campionato perde lo scontro diretto contro la Roma che costerà così lo scudetto, vinto quindi dalla Roma con soli 3 punti di vantaggio.


La stagione 1942/43 inizia nel migliore dei modi con gli acquisti di Mazzola e Loik per 1 milione e 400 mila lire dal Venezia, battuta la concorrenza della Juventus, e di Petron dal Padova e Mezzadra dal Ferro Corril Oeste. Nasce così l'undici meraviglioso ricordato in seguito come Grande Torino. Il tecnico ungherese Kuttk ha a disposizione giocatori di grande livello come gli esperti portieri Bodoira e Cavalli; difensori di esperienza come Ferrini ed Ellena e di qualità come Piacentini e Cassano; a centrocampo i veterani Baldi e Gallea, con i nuovi Ezio Loik e Mazzola; davanti Menti e Ferraris, senza dimenticare ovviamente Gabetto e Ossola. Insomma una squadra di primissimo ordine. Infatti il Torino viene considerata la squadra da battere. L'inizio non è dei migliori e il Torino deve vedersela contro la sorpresa Livorno. Il Campionato viene vinto dal Torino all'ultima giornata quando, con un gol di Mazzola, espugna il Bari. Il Toro vince anche la Coppa Italia contro il Venezia e diventa la prima squadra a centrare una simile "doppietta": a Milano i granata, grazie ad una doppietta di Gabetto e reti di Mazzola e Ferraris II, ottiene la vittoria con un secco 4-0.


Nella stagione 1934/44, per raggirare i problemi diplomatici legati alla Guerra e alla difficoltà costituita dalla Linea Gotica, il Campionato viene diviso in gironi e il Torino di Novo trova collaborazione con la FIAT, dando così vita al "Torino FIAT". Diventa quindi una squadra "aziendale" dove i giocatori sono effettivamente operai dell'azienda. Novo acquista Griffanti dalla Fiorentina e Piola dalla Lazio, salito al nord per prendere la famiglia e portarla nella Capitale e rimasto invece bloccato in alta Italia in seguito all'armistizio. Il Torino inizia il Campionato, girone Ligure-Piemontese, alla grande. E' una vera e propria schiacciasassi. Arriva così nelle fasi finali con pochissimi problemi e come squadra da battere. Ma il Torino alla fine perderà il torneo. Complice un incontro non ufficiale della Nazionale, organizzato per motivi di propaganda, disputato a Trieste solo due giorni prima della sfida contro lo Spezia. Nonostante la trasferta resa difficoltosa dalle operazioni di guerra, il presidente Novo, sottovalutando gli avversari, rifiuta la proposta della Federazione di rinvio della gara contro gli spezzini che, più freschi, non lasciano Milano. Lo Spezia veniva dal pareggio 1-1 contro il Venezia. L'incontro decisivo termina a sorpresa con la vittoria dei "Vigili del Fuoco" per 2-1, rendendo dunque inutile la successiva e rabbiosa vittoria del Torino contro i lagunari per 5-2.


Nella stagione 1945/46 (ricordiamo che il campionato è stato sospeso per circa un anno a causa della Guerra) la Federazione decise di far ripartire il campionato di calcio con la formula "una tantum": al nord c'era il Campionato dell'Alta Italia nel quale potevano partecipare solo le squadre che erano nella prima divisione nella stagione 1943/44; al sud c'era il Torneo Misto nel quale potevano partecipare sia le squadre di prima divisione che di seconda divisione. Solo al termine dei suddetti raggruppamenti le prime quattro classificate di entrambi i tornei si sarebbero qualificate alle finali che avrebbero così determinato la vincitrice dello Scudetto. Per vincere nuovamente lo Scudetto, il presidente Novo acquista il portiere Bagicalupo dal Savona e il terzino Ballarin dalla Triestina insieme a Grezar. Inoltre, rientrarono dai prestiti Maroso dall'Alessandria, Rigamonti dal Brescia e Castigliano dallo Spezia. Cambia anche l'allenatore: Ferrero che si era ben comportato al Bari. Dopo un inizio un po’ a rilento, sconfitta contro la Juventus, la squadra comincia a correre su velocità superiori alle altre squadre, vincendo così il proprio campionato. Nelle fasi finali il Torino dimostra di essere una squadra irraggiungibile battendo 6 a 0 la Roma, 7 a 1 il Napoli e 9 a 1 il Pro Livorno. Perde però all'andata di nuovo contro la Juventus, rete dell'ex Piola come nella prima giornata del Campionato dell'Alta Italia, ma vince al ritorno con una rete di Gabetto agganciando così la Juventus in testa alla classifica. All'ultima giornata il Torino batte per 9 a 1 al Filadelfia il Pro Livorno e, con il contemporaneo pareggio della Juventus contro il Napoli, vince nuovamente lo scudetto.


Nella stagione 1946/47 la Federazione decide di tornare al campionato unico che questa volta consterà 20 squadre. Novo acquista il mediano Martelli dal Brescia, lo stopper Rosetta dal Novara, il portiere Piani e Tieghi dal Pro Vercelli. Torna dal prestito Menti. Ferrero ha una squadra ancora più consapevole dei propri mezzi. Il Torino inizia il campionato al piccolo trotto perdendo e pareggiando qualche partita anche importante. Ma dalla sesta giornata comincia a ingranare la marcia superiore e vince diverse partite consecutive. Si dimostra imbattibile per autorità, potenza, velocità, stile ed eleganza del suo gioco. Dalla ventunesima giornata il Torino preme sull'acceleratore e vince lo Scudetto con 10 punti di distacco dalla Juventus seconda in classifica. L'attacco segna 104 gol in stagione e Mazzola è capocannoniere con 29 reti.


Il Campionato di calcio della stagione 1947/48 viene ricordato come il campionato più lungo nella storia del calcio italiano. Per motivi geopolitici, infatti, viene disputato da ventuno squadre. La Triestina viene ripescata dalla Serie B. In tutto 40 giornate di campionato con inizio a metà Settembre e fine a metà Giugno, senza interruzioni. La guida della squadra viene affidata a Sperone, con la collaborazione di Erbstein. Novo ancora una volta acquista diversi giocatori: il terzino Tomà dallo Spezia e l'attaccante Fabian dal Carmen Bucarest. Questa è una stagione storica, irripetibile per chiunque, dove crollano tutti i record. Viene anche ricordata per alcune partite storiche, un 10 a zero rifilato all'Alessandria, e per reti fenomenali come quello di Gabetto contro la Fiorentina. Questo è anche il campionato più difficile probabilmente per il Grande Torino che perde e pareggia alcuni scontri diretti nel girone d'andata. Ma il Torino, dopo la sconfitta contro il Milan, non perde per ventuno partite consecutive vincendo così lo Scudetto con ben 16 punti di distacco dalla seconda in classifica. Conclude il campionato con 29 vittorie su 40 partite, 125 goal segnati e 33 goal subiti. Nonostante i tantissimi goal segnati, il titolo di capocannoniere viene assegnato a Boniperti grazie ai suoi 27 goal.


Nella leggenda del Grande Torino c'è una perla che brilla di luce inesauribi­le, perpetuando così nel tempo il ri­cordo di quella squadra: è la presenza di ben 10 giocatori granata nell'Italia che l'11 maggio 1947 a Torino affrontò e batté l'Un­gheria per 3-2. Un record.


Alle Olimpiadi di Londra del '48 Rocco viene subito sconfitto e l'Italia quindi eliminata. Così è il presidente granata Novo a prendere il posto del due volte campione del mondo. Novo cede Ferraris II, ormai 36enne, al Novara. Acquista il mediano Fadini dalla Gallaratese, il fratello di Ballarin, portiere, dal Chioggia, il terzino Operto dal Casale, la mezzala Schubert dallo Slovan Bratislava, gli attaccanti Bongiorni e Grava dal Racing Parigi e Roubaix Tourcoing. Il Torino è richiestissimo all'estero. Tutte le squadre più importanti vogliono affrontare il Grande Torino. Il campionato torna a 20 squadre e il Torino cambia nuovamente l'allenatore. Questa volta Erbstein aiuta l'inglese Lievesley. Torino che all'inizio del campionato dimostra essere un po’ stanco a causa di una tournée in Brasile. Così il campionato è più equilibrato degli altri anni. Ma il Torino accelera quando gli altri rallentano ed è primo in classifica a quattro giornate dal termine del campionato con quattro punti di vantaggio, dopo aver pareggiato contro una grandissima Inter, seconda in classifica.
Così il Torino parte per il Portogallo dove affronterà in amichevole il Benfica.


Benfica-Torino... ultima partita di quella grandissima squadra che fu. Francisco Ferreira, capitano del Benfica, poiché a fine stagione intendeva ritirarsi, come è consuetudine tra i grandi capitani delle grandi squadre, voleva organizzare una partita che avrebbe sancito il suo addio al calcio giocato. Così avendo fatto amicizia con Mazzola in un'Italia-Portogallo (4 a 1 per l'Italia), gli sarebbe piaciuto invitare il Torino che sarebbe stata la squadra contro cui si sarebbe ritirato. Mazzola, parlando con il presidente Novo, riuscì ad accontentare l'amico portoghese. L'incasso della partita andrà in beneficenza. La partita si sarebbe giocata martedì 3 Maggio. La squadra partì direttamente da Milano, dopo il pareggio con l'Inter. Dei giocatori non facevano parte della comitiva il difensore Sauro Tomà bloccato a Torino da un infortunio e un deluso Gandolfi, il secondo portiere, a cui solo all'ultimo era stato detto che in Portogallo non sarebbe andato. Aldo Ballarin aveva convinto il presidente Novo a "premiare" per questo incontro amichevole suo fratello Dino che in rosa era il terzo portiere. Novo insieme a Copernico erano rimasti a Torino, Agnisetta e Civalleri erano i dirigenti accompagnatori con Bonaiuti responsabile della trasferta, per l'area tecnica c'erano Leslie Lievesley, Egri Erbstein, e poi il ruolo importante del massaggiatore Vittorio Cortina. C'erano anche i giornalisti Casalbore fondatore di Tuttosport, Tosatti e Cavallero. Il 3 maggio 1949, allo Stadio Nazionale di Lisbona, è in campo di fronte a una folla di quarantamila spettatori con Bacigalupo, A. Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola e Ossola. Per il Benfica: Contreros, Jacinto, Fernandes, Morira, Felix, Ferreira, Corona, Arsenio, Espiritosanto, Melao, Rogério. Entrano a partita in corso Fadini al posto di Castigliano e Bongiorni al posto di Gabetto. Nei portoghesi invece si avvicendano il portiere Contreros con Machado, Corona con Batista, Espiritosanto con Julio. Lo scopo principale di queste partite è divertire il pubblico a suon di goal ed eventuali tattiche difensive passano in secondo piano. Al 4' minuto un Mazzola non al meglio, è lanciato da Loik, tira fuori a porta vuota. E allora tocca a Ossola, con la collaborazione di Grezar, Menti e Gabetto, ad aprire le marcature al 9'. Dopo dieci minuti i biancorossi prima pareggiano e poi con una doppietta di Melao e una rete di Arsenio chiudono il prima tempo addirittura in vantaggio 3-2 (il momentaneo 2-2 è di Bongiorni). Nel secondo tempo il Benfica allunga il passo con Rogerio ma all'ultimo minuto Mazzola venne atterrato mentre si dirige verso la porta, l'arbitro decide il rigore, trasformato in goal da Menti. La partita finisce con uno spettacolare 4-3. Tutti contenti e soddisfatti.


Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 delle Aviolinee Italiane trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17,05, fuori rotta per l'assenza di visibilità, l'aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga .L'impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. Per la fama della squadra, la tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia.


Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto ai campioni.


Il Torino fu costretto a schierare la formazione giovanile nelle ultime quattro partite, ma lo stesso fecero gli avversari di turno e il Torino fu proclamato vincitore del campionato. L'impressione fu tale che l'anno seguente la nazionale scelse di recarsi ai Mondiali in Brasile con un viaggio in nave di tre settimane, causa non ultima del suo pessimo comportamento (sconfitta all'esordio con la Svezia ed eliminazione).
« Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta". »
(Indro Montanelli)

Pubblicato da Ben

2 commenti:

  1. Probabilmente la storia più tragica della storia del calcio. La migliore squadra dell´epoca che finisce tristemente contro il muro della basilica di Superga.

    Ho anche letto che il famoso giocatore ungherese Ladislao Kubala, che dopo sarebbe il miglior giocatore della storia del Barcellona, avrebbe giocato quel partito, invitato dal Torino, e avrebbe preso quel aereo. Però, sua famiglia, che non vedeva da mesi, arrivó a Udine dall´Ungheria, e per questo Kubala ha salvato la sua vita.

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  2. Massi... adm. del Blog5 maggio 2011 alle ore 00:23

    Grazie mille Enrique... Aneddoto molto interessante!

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