mercoledì 18 maggio 2011

Un Calcio al Cancro


Ci sono notizie o scoperte che possono cambiare la vita di una persona in un solo istante, possono metterti alla prova, farti capire realmente chi sei e farti diventare più forte. Tutto questo è legato alla sofferenza, la sofferenza di scoprire che hai una malattia, la sofferenza quando conosci le conseguenze e la sofferenza nell’affrontare un dramma personale che coinvolge te e coloro che ti vogliono bene.
Anche i calciatori non sono immuni alle tragedie, noi li vediamo in televisione calcare i campi atleticamente perfetti, una vita da sogno con ricchezza fama e gloria, eppure non possono tenere lontani le cose cattive, nessuno può farlo.

Lo scorso aprile il mondo del calcio è rimasto sconvolto dalla notizia che Eric Abidal, forte terzino sinistro del Barcelona, era affetto da tumore al fegato. Gesti e frasi di solidarietà sono arrivati da tutti i suoi compagni e da molti suoi colleghi o conoscenti, alcuni mentre lui era in sala operatoria, pochi giorni dopo averlo scoperto è stato infatti operato d’urgenza. Ad Abidal fortunatamente è andata bene, anzi di più, 47 giorni dopo l’operazione era in campo come niente fosse durante una semifinale di Champions League contro il Real Madrid.

Spagna che poco prima della notizia shock di Abidal aveva appreso che un altro giocatore, Miki Roque terzino destro del Betis Siviglia, era affetto da cancro osseo al bacino. I medici l’hanno diagnosticato dopo un controllo di routine per un mal di schiena che il giocatore accusava da diversi giorni. Adesso Roque è in convalescenza, si sta riprendendo dopo la delicata operazione ma i medici sono fiduciosi, hanno ammesso che c’è la possibilità che torni in campo la prossima stagione.

In Italia era uscita l’anno scorso sui giornali la storia di Nenad Krsticic, giovane centrocampista della Sampdoria classe ’90, acquistato dall’OFK Belgrado nel 2008 e bel prospetto delle giovanili con alcune panchine in Serie A all’attivo. Nel periodo di Natale 2009 il giocatore si trovava a casa dalla sua famiglia a Belgrado, quando messosi in contatto con il medico della società gli disse che gli era ripreso il dolore all’addome, per cui era sotto osservazione, e inoltre non aveva appetito. Rientrato a Genova d’urgenza vennero consegnati contemporaneamente anche i risultati di alcuni test svolti pochi giorni prima, il risultato affermava che il giocatore era affetto da un linfoma molto aggressivo. Ricoverato d’urgenza nel reparto di ematologia dell’ospedale genovese è riuscito a salvarsi grazie al tempismo dei medici, se la diagnosi fosse arrivata con qualche giorno di ritardo le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi fino ad un eventuale decesso del ragazzo.
Pochi mesi dopo Nenad si è rimesso, tornando in campo il 12 aprile 2010 nel Campionato Primavera.

Può capitare che un tumore o una malattia colpiscano bambini, che con coraggio e forza di volontà riescono a superare queste avversità per poi affermarsi nella vita una volta adulti. Questo potrebbe essere il caso del giovane attaccante del Milan Alexandre Pato. All’età di undici anni, prima dell’arrivo a Porto Alegre, dopo due fratture nello stesso punto dello stesso braccio gli venne diagnosticato un tumore all’arto. All’inizio l’amputazione sembrava l’unica soluzione, gli avrebbe salvato la vita ma non avrebbe mai potuto giocare a calcio, ma dopo ulteriori esami il cancro risultò essere benigno, sia il braccio che la futura carriera del ragazzo erano in salvo.
Lo stesso Pato ha affermato che un avvenimento del genere, per quanto scioccante possa essere nella vita di un bambino, lo ha reso molto più forte e determinato. Gli ha permesso di raggiungere i suoi obbiettivi lavorando con impegno e fatica.
Oggi Pato è molto attivo nel campo dell’informazione e della prevenzione dei tumori. Collabora con l’associazione italiana di oncologia medica (AIOM) tenendo diversi congressi in alcune scuole per parlare ai giovani ragazzi, gli racconta la sua storia concludendo con: “Non giocate con la salute, nessuno è immune dal cancro e la prevenzione può tenervi al sicuro”.

Queste sono solo alcune storie, di persone a cui è andata bene e che sono riuscite a sconfiggere le loro malattie. Nella vita reale, quella oltre il campo di gioco, molto spesso l’essere umano ne esce sconfitto. Le scoperte mediche e tecnologiche stanno facendo passi da gigante in questo campo, ma occorre che ognuno di noi personalmente si prenda cura della sua persona. Il cancro è una malattia che colpisce indistintamente, la prevenzione in questo caso può realmente salvare la vita.

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a visitare il sito della già citata AIOM, dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro e della Lega italiana per la lotta contro i tumori.

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