mercoledì 6 luglio 2011

Andrés Escorbar un autogoal che vale la vita.


Il Mondiale del 1994 negli USA sarà sempre ricordato da noi come il Campionato mondiale perso in finale dall'Italia contro il Brasile, con i rigori falliti da Baresi, Massaro e Roberto Baggio. Molti appassionati ricordano quel Brasile formato da campioni del calibro di Aldair, Dunga, Bebeto e Romario oppure la Svezia di Brolin, la Romania di Raducioiu o la Bulgaria di Stoichkov che solo una doppietta del "divin codino" ha potuto superare nella semifinale vinta dagli azzurri di Sacchi per 2 a 1. Una squadra che invece non ha lasciato particolari ricordi nella rassegna iridata statunitense è stata sicuramente la Colombia, almeno per ciò che riguarda i risultati sportivi data l'ultima posizione di classifica della fase a gironi (alle spalle di Romania, Svizzera e Stati Uniti).Purtroppo quella formazione viene ricordata per la morte di un suo giocatore, André Escobar, leader della difesa colombiana, ucciso il 2 luglio 1994 in un ristorante del quartiere di Las Palmas (Medellin), a causa di un autogoal che per l'opinione pubblica era costato l'eliminazione della squadra dal mondiale.
La Colombia dei primi anni 90 era terra di corruzione, narcotraffico e intrecci con la malavita. I cartelli della droga di Cali e Medellin (quello di Pablo Escobar, il famoso narcotrafficante ucciso dalla polizia colombiana nel 93) si intrecciavano e diramavano le proprie attività coinvolgendo anche gli sport, principalmente ciclismo e calcio. I narcotrafficanti gestivano anche gruppi di scommesse e minacciavano calciatori ed allenatori attraverso estorsioni e rapimenti in modo tale da poter controllare il giro di soldi che garantivano le combine unite allo spaccio di droga e al denaro guadagnato dai riscatti.
Prima di USA 94 la situazione era già molto tesa. L'allenatore della Nazionale Maturana era stato minacciato di morte da una banda legata al cartello di Cali nel caso avesse convocato alcuni giocatori di un club di Medellin (minaccia che poi non fu presa in considerazione e i giocatori furono convocati). Inoltre fu rapito il figlio piccolo di un giocatore della Nazionale (Luis Fernando Herrera) che dopo un drammatico appello televisivo e dietro un enorme riscatto venne restituito. Ma veniamo alla rassegna americana, vero e proprio banco di prova per i Los Cafeteros.
La Colombia del Mondiale 1994 parte malissimo: sconfitta per 3 a 1 contro la Romania (doppietta di Raducioiu e rete di Hagi).Alcune ore prima del secondo match contro i padroni di casa degli Stati Uniti il 22 giugno, un fax anonimo scuote la selezione di Maturana. Nel fax si minaccia di far saltare in aria la casa dell'allenatore e di Gabriel Gomez, trentaquattrenne centrocampista ritenuto responsabile della sconfitta contro la Romania, qual'ora quest'ultimo fosse sceso in campo nella gara imminente. Dopo una riunione si decide di rispedire il giocatore a casa.
La Colombia comincia la partita con una tensione incredibile che va a capitolare nell'autogoal di Andrés Escobar al trentaquattresimo del primo tempo. Escobar devia in rete un cross dalla sinistra che sarebbe andato a finire a fondo campo. Questa mazzata non può far altro che costringere la squadra alla resa (raddoppio statunitense all'inizio della ripresa e goal colombiano di Valencia inutile sul finire del match). Escobar fissa il vuoto sconsolato ma non può immaginare quale sarà il suo destino.



A nulla vale la vittoria contro la Svizzera (2 a 0) quattro giorni dopo a qualificazione ormai compromessa. La Colombia torna a casa tra la rabbia mediatica e lo sconforto generale dei calciatori e dello staff tecnico. L'opinione pubblica si divide e in molti criticano la Nazionale di Maturana che non è riuscita a qualificarsi in un girone considerato piuttosto agevole.
Il 2 luglio 1994 dopo una cena in un ristorante di Las Palmas con la moglie Andrès Escobar viene avvicinato da un gruppo di uomini nel parcheggio del locale. Alcune testimonianze sostengono si sia aperta una discussione sul famoso autogoal e ad un certo punto il giocatore viene freddato dalla pistola di uno degli uomini che scappa insieme agli altri a bordo di un fuoristrada.Le altre persone rimaste illese all'agguato raccontano versioni contrastanti secondo le quali prima di sparare l'uomo avesse ringraziato per l'autogoal oppure avesse semplicemente detto: "Goal".
Escobar muore nel taxi che corre all'ospedale di Las Palmas, il ritrovamento del fuoristrada alcune ore dopo chiarisce la premeditazione dell'omicidio da parte di una banda criminale legata alle scommesse e al narcotraffico (il fuoristrada era rubato). La polizia colombiana riesce a prendere colui che sembra abbia compiuto l'omicidio, l'ex guardia del corpo Humberto Muñoz Castro, e lo condanna esattamente un anno dopo a 43 anni e 5 mesi di reclusione (nel 2001 ridotta a 26 anni e nel 2005 incredibilmente viene messo in libertà).
Apparentemente non vi è nessun collegamento ufficiale tra la morte del calciatore, il narcotraffico e le scommesse. Ma in molti sostengono che quella sconfitta costò al club degli scommettitori un ingente somma di denaro e questi gliel'avrebbero fatta pagare.Altri pensano che quest'omicidio si possa ricollegare al traffico di droga e in qualche forma a coinvolgimenti del calciatore, con l'autorete che sarebbe stata solo un pretesto per ucciderlo. Probabilmente non si saprà mai la verità su quest'omicidio. La Colombia ha ritirato per moltissimo tempo la maglia numero 2 dalla Nazionale.
Escobar era un pilastro dell'Atletico Nacional (squadra gloriosa che portò il Milan ai supplementari della Coppa Intercontinentale a Tokyo, 1-0 di Evani allo scadere). Stava prendendo in considerazione di trasferirsi in Europa date le numerose offerte ma invece è morto all'età di 27 anni. E' morto perché la triste realtà colombiana della delinquenza l'ha inghiottito. Le sovrastrutture rovinano lo sport e quindi rovinano la società. Uno sport corrotto è sinonimo di una società corrotta.

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