mercoledì 31 agosto 2011

Analizziamo lo sciopero del 27/28 agosto 2011



Ecco il comunicato ufficiale diffuso dalla Federcalcio alle ore 13 e 42 che ha sancito il secondo sciopero dei calciatori nella storia della Serie A dopo quello dello scorso 25 Settembre:
" A seguito dello sciopero dei calciatori per la mancata sottoscrizione dell’Accordo Collettivo LNP Serie A-AIC, la prima giornata del Campionato di Serie A, stagione sportiva 2011-2012, è rinviata ad una data successiva, che sarà fissata dalla LNP Serie A".
Il calcio ha deciso di fermarsi contro la volontà dei tifosi che avrebbero voluto dimenticare per un attimo i problemi, gli allarmi e la recessione, vivendo due ore di sollievo allo stadio o davanti alla tv.
I presidenti e i calciatori avevano trovato già da tempo un accordo al quale mancavano solo le firme: i rappresentanti dei giocatori l’hanno apposta come concordato, quelli dei presidenti sono venuti meno all’impegno condiviso e si sono rifiutati di ratificarlo.
L’alibi è quello dell’ormai famoso contributo di solidarietà, balzello che dovrebbe essere incluso nella manovra anti-crisi allo studio del Governo. In un momento di difficoltà del Paese, si chiede a chi è più fortunato di contribuire a risollevarne le sorti. Sicuramente sono i calciatori i più fortunati. “Se c’è qualcuno che dovrebbe pagare il contributo di solidarietà, questi sono proprio i calciatori: è la casta dei viziati.”, ha dichiarato il ministro Calderoli. Da qui lo scontro. Ma a chi spetta di pagare, agli atleti o alle società? Dipende se è stato previsto uno stipendio al lordo (nel caso sarebbe appannaggio dei giocatori) o al netto (e quindi toccherebbe alle società).
Si sono poi scatenate le solite critiche mosse contro i calciatori, che però hanno subito dato il loro benestare al pagamento del contributo: “Se verrà confermata, nessun problema, la pagheremo. Sappiamo di essere una categoria di privilegiati, non ci siamo mai tirati indietro in passato, non lo faremo certamente ora in questo momento di difficoltà”.
Insomma il problema non era questo, c’era qualcosa da nascondere ed infatti la battaglia reale si gioca tutta su quella dei fuori rosa. Le società vorrebbero arrogarsi il diritto di accantonare giocatori che loro stesse hanno ingaggiato, contrattualizzato e stipendiato (spesso lautamente) in modo da forzarli a trasferirsi. In termini giuridici questo atteggiamento avrebbe un termine, mobbing, e sarebbe perseguibile per legge. E’ così, infatti, come dimostra ad esempio il caso Pandev.
Insomma, le società vorrebbero far ricadere sui giocatori le conseguenze di eventuali loro errori di valutazione e tornare a spostarli come meglio credono, come accadeva prima della sentenza Bosman.
La colpa non è dei calciatori questa volta… ma dei dirigenti e più precisamente dei presidenti della Serie A. Solo Cellino e Mezzaroma, rispettivamente presidente del Cagliari e del Siena, erano disponibili ad appoggiare le richieste dei calciatori.

C’è stato poi un confronto tra Beretta, presidente della Lega Serie A, e Tommasi, presidente dell’AIC, andato in onda a Sky Calcio Show Domenica 28 Agosto.

Ecco le dichiarazioni:

DAMIANO TOMMASI

-Perché oggi non si gioca?
Non si gioca perché non siamo riusciti a trovare un accordo con la Lega. Da tanto tempo i calciatori di A e B sono senza accordo collettivo, scaduto il 30 giugno 2010. Il 30 maggio 2011 ci siamo trovati in Federazione con Abete per la firma, ma oggi siamo ancora qui, senza firma della controparte. 

-Se non firmate il contratto non scendete in campo?
È questione di sapere che da dicembre a maggio abbiamo giocato sulla base della fiducia di un impegno preso. Oggi quella fiducia sta venendo meno e ci fidiamo della firma. Non c’è nessuna negoziazione, stiamo parlando di un impegno preso a dicembre, non mantenuto a maggio e dimenticato ad agosto. 
 
-Chi vi aveva dato la parola?
Il Presidente Abete, Beretta e Campana, a dicembre, quando c’era stato il paventato stop. Era stato deciso di continuare a giocare perché il 7 dicembre era stato trovato l’accordo su 6 punti, era stato stracciato l’ottavo punto che riguardava il trasferimento obbligatorio all’ultimo anno di contratto e sul settimo punto era stato deciso che il testo dell’articolo sarebbe rimasto così, ci sarebbe stata un’interpretazione super-partes del Presidente Federale post firma. È arrivata ante, si è voluto correggerla e non andava bene ancora.
 
-Ancora sulle motivazioni.
Abbiamo deciso di non partire perché manca l’accordo collettivo. Manca una cosa fondamentale che è la volontà di sottoscriverlo da parte della Lega. Qualsiasi discussione era volta a non chiudere l’accordo collettivo, l’articolo 7 ne è la dimostrazione. Il sogno di tutti i ragazzi della Primavera è allenarsi con la prima squadra. Credo che il Milan non abbia vinto il campionato con 22 giocatori, nessuno ha fatto avvertenza, credo si siano allenati tutti, pur avendo molti più giocatori di quelli che possono stare su un campo di calcio. 
L’allenatore può già dividere il gruppo, perché se lo discrimina è già sanzionato dalla legge. Quello che volevano inserire nell’accordo collettivo era preoccupante, perché si voleva mettere che l’allenatore decide come allenare la squadra, perché di solito allora la allena qualcun altro.
 
-Secondo un sondaggi odi Sky Sport24, per il 73% della gente la colpa è dei calciatori. Perché la comunicazione non ha funzionato?
Bisogna fare un altro sondaggio: sapete perché si ferma il campionato? E sulla percentuale di quelli che dicono sì, si fa: “di chi è la colpa”. 
Il calciatore è privilegiato, guadagna tanti soldi per una cosa che sanno fare tutti, però io vorrei far riflettere: in architettura, perché lo stadio prevede 80mila posti a sedere e 22 in piedi? Quei 22 avranno un merito, questo merito non è riconosciuto da nessuno.
 
-La super-tassa.
Nessun calciatore ha mai tirato fuori il discorso della super-tassa, nessun calciatore ha detto “io non pago la super-tassa”, anzi hanno detto la pagheremo quando sarà in vigore, nei tempi e nei modi che stabilirà le legge. Nell’accordo del 2005 le società hanno voluto introdurre la possibilità di mettere gli importi al netto, perché si sperava nell’abbassamento delle aliquote. Oggi, se fosse stato firmato l’accordo di dicembre, il problema non ci sarebbe, perché c’è scritto che gli importi tornano solo al lordo. 
 
-Ci può essere una trattativa?
Si vuole passare il messaggio che c’è una trattativa, qui c’è un impegno che non è stato mantenuto. Vogliamo fare l’accordo collettivo. Giovedì sera, dopo il Consiglio Federale, all’AIC non veniva chiesto di aderire alle due controproposte, veniva chiesto un comunicato scritto che scioperavamo. E così venerdì mattina. Questo era l’atteggiamento di una Lega che si è presentata a un’Assemblea così importante con tre Presidenti, che mentre noi ci allenavamo per scendere in campo organizzava amichevoli, che probabilmente ha tirato fuori il discorso del contributo di solidarietà per far risultare i sondaggi a favore. La volontà della Lega è di non avere un accordo collettivo.
 
-Volete meno calciatori?
Se il 40esimo è nelle condizioni di fare il calciatore, lo voglio, se no, non è giusto che abbia il contratto probabilmente.
 
-Nessuno paga niente per questo sciopero?
Si vedrà. Lo sciopero ha un costo. Non è quello il problema.
 
 
-MAURIZIO BERETTA

-Perché oggi non si gioca?
La risposta è semplice: perché l’Associazione Calciatori ha deciso di scioperare. L’ha fatto con un comunicato formale venerdì mattina. 
C’erano due punti su cui si è focalizzato il dissenso: la richiesta della Lega di un impegno esplicito dell’Associazione Calciatori, affinché i calciatori pagassero il contributo di solidarietà e una regola che consenta agli allenatori con le rose molto vaste di organizzare gli allenamenti secondo le esigenze dello staff tecnico e non secondo una formula che è oggettivamente impraticabile, cioè che tutti debbano allenarsi insieme con la prima squadra. 
 
-Cellino (Presidente del Cagliari) ha dichiarato che lei ha sottovalutato il problema.
L’Assemblea di Lega di venerdì, in cui c’era anche Cellino, si è conclusa con 18 voti contro e 2 voti a favore. 
 
-L’avete presa voi la decisione, l’ultimo no è stato il vostro.
Si poteva andare avanti a negoziare per un’altra settimana, si poteva decidere di fissare lo sciopero alla seconda giornata. La posizione della Lega è chiara, la decisione dei calciatori di scioperare è altrettanto chiara. È una decisione presa a larga maggioranza.
 
-Il punto è l’articolo 7?
È uno dei due punti. A dicembre fu raggiunto un accordo di massima, senza un testo, che avrebbe dovuto tradursi in un articolato come si fa nei contratti e negli accordi e avrebbe dovuto essere integrato da un’interpretazione del Presidente Federale sull’articolo 7. Il testo di articolato viene proposto a maggio, non c’è l’interpretazione sull’articolo 7 e il testo dell’articolato non va bene perché per alcuni punti non traduce le cose che ci siamo detti a dicembre. 
Le leggi contro il mobbing non possono essere modificate da nessun accordo collettivo. Ci devono essere regole chiare: se c’è un dato non compatibile con la dignità sportiva, viene sanzionato, c’è la legge e c’è il collegio arbitrale a cui si può far ricorso. Il problema di fondo è che questa norma scritta nell’accordo risale a tempi in cui le rose erano più contenute e i problemi di allenamento erano più difficili. 
 
-La super-tassa e il contratto.
C’è un dato: di tutti gli 800 calciatori della Serie A, non ce n’è uno senza il contratto. Sono andati in campo con un contratto personale, validato dalla Federcalcio. In questo anno, tutti i giocatori hanno percepito tutta la retribuzione, sono stati con le coperture assicurative. Non stiamo di fronte alla protesta di lavoratori che dicono di essere scoperti dal punto di vista contrattuale, tutto il meccanismo è funzionante. La domanda è: per questo quadro normativo a maglie larghe, valeva la pena fermare il campionato? Questa è la spiegazione di come la gente vede la vicenda.
 
-Tommasi dice che la volontà della Lega è di non avere l’accordo collettivo.
Smentisco in maniera decisa, non è così, noi vogliamo un accordo collettivo, innovativo, capace di affrontare i problemi strutturali del calcio italiano, abbiamo la necessità di assicurare la sostenibilità economica e gestionale di questo calcio negli anni futuri. Questo obiettivo dovrebbe essere condiviso dai calciatori. Vorremmo fare l’accordo collettivo in modo da avere delle proiezioni che guardano al futuro. Lo sciopero in queste condizioni credo sia un’enormità. 
 
-Lei pensa che ci possa essere il rischio commissariamento per la Lega?
Penso di no, presupporrebbe un non funzionamento della Lega. Con lo statuto della nuova Lega di A i poteri decisionali sono della Lega.


--Molte le reazioni di personaggi del calcio. Tutte negative e rivolte verso il raggiungimento di una soluzione.
Ecco le reazioni del Ct della Nazionale italiana, del capitano e del vicecapitano della stessa:

Prandelli: "Si è trattato di un autogoal da parte di tutti, ho sperato fino all'ultimo che si potesse giocare. Adesso è il momento di risolvere e ritrovare senso di responsabilità. Non dobbiamo esasperare questa situazione, non farebbe bene a nessuno, da parte dei giocatori mi sarei aspettato più volontà di scendere in campo".

Buffon: "Lo sciopero è stato cercato da tutti per depistare gli italiani, in un momento così difficile, dalle problematiche vere di questa nazione. Alla base di tutto ci sono state idee più che giustificabili e questo posticipo della prima giornata è stata una cosa cercata, non voluta da noi calciatori. C'era modo di evitarlo. Il calcio è uno sport popolare e tornava anche comodo far parlare di noi in modo negativo. Quando si arriva a questi punti gli errori sono stati commessi da parte di tutti. E' importante che ci sia sempre buona fede e onestà per fare il meglio per il nostro calcio. Era un prodotto di primo livello, ora qualcosa si è modificata, è stato un pochino vituperato. Bisogna cercare di fare il bene del calcio e di chi vuole il bene di questo sport, dai tifosi ai calciatori.”.

Pirlo: "Sono d'accordo con Buffon, la politica non si doveva intromettere nel calcio. Ma quando si tratta di questo sport tutti vogliono dire la loro. Noi calciatori non abbiamo mai avuto problemi a pagare le tasse, nel caso in cui ne verrà introdotta una nuova pagheremo anche quella. Ma al contempo il governo si impegni affinché tutti paghino le tasse, renda migliore e più efficace la lotta all'evasione fiscale".

Ieri (martedì 30 agosto 2011) c’è stata la schiarita. Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, ha dichiarato: "Confermo, si giocherà il 10 e l'11 settembre: perché' la nostra volontà è solo quella di scendere in campo".
Il grimaldello buono per annullare le distanze è stato dunque trovato in un'integrazione della famosa norma contrattuale sui fuori rosa. Rimane da risolvere solo il problema “relativo agli allenamenti differenziati. Ma è un problema di interpretazione.”.
I tifosi possono tornare quindi a sognare con le proprie squadre e, soprattutto, continuare a dimenticare i propri problemi per un paio di ore a settimana.



Pubblicato da Ben

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