mercoledì 1 agosto 2012

Il calcio al tempo di Twitter


I social network sono entrati prepotentemente nella vita di ognuno di noi, per utilità o per moda è difficile immaginare che qualcuno non possegga un profilo personale su Facebook o Twitter che riveli al mondo intero la sua esistenza. La facilità di comunicazione e la possibilità di condivisione di queste architetture web possiedono un fascino irresistibile e per i cosiddetti VIP, siano questi attori, cantanti o sportivi, risultano ricoprire addirittura il ruolo di organi ufficiali di comunicazione della stessa celebrità. Come ogni moda che si rispetti non poteva non entrare a far parte della quotidianità dei calciatori che attraverso i loro profili ufficiali informano i tifosi dei loro spostamenti, dei loro stati d'animo, condividono con il pubblico pensieri, immagini e video. Il successo di Facebook è sotto gli occhi di tutti, la creatura di Mark Zuckerberg rappresenta un must per coloro che vogliono rimanere in contatto con i fans e in Italia un'ottimo esempio può essere rappresentato da Alex Del Piero la cui pagina supera i 3 milioni di amici (3.192.254 ora per l'esattezza) ai quali comunica pensieri, regala foto esclusive e informa di decisioni e novità circa la sua carriera e vita personale. Oggi però vogliamo concentrarci su Twitter, altro famosissimo social network statunitense, che dalle star di Hollywood, passando per i campioni sudamericani, è giunto in Europa ed ha costretto Federazioni e club ad introdurlo nei regolamenti per controllarne l'utilizzo da parte dei propri tesserati. Twitter, creato nel 2006 dall'informatico Jack Dorsey, si caratterizza anch'esso in una bacheca virtuale che corrisponde ad un profilo ma si differisce da Facebook in quanto è più essenziale, puoi "cinguettare" (fare un tweet) con a disposizione i famosi 140 caratteri, senza obbligo di stringere relazioni di reciprocità con gli altri utenti (puoi seguire una persona ma lei non deve per forza seguire te e viceversa) e non costringe nessuno ad intervenire in prima persona (chi non ha interesse a scrivere può limitarsi a leggere i tweet degli altri utenti).


Nel calcio, come anticipato in precedenza, è stato introdotto dai calciatori sudamericani che lo utilizzano da anni. Recentemente è diventato talmente importante da occupare pagine dei giornali e fornire notizie agli organi d'informazione e agli appassionati. Attraverso Twitter Neymar (foto sopra) ad esempio, tiene sempre aggiornati i suoi quasi 5 milioni di follower (gli utenti che lo seguono) e attraverso quei 140 caratteri ha annunciato avvenimenti importanti come il suo rinnovo con il Santos o l'imminente paternità (per chi non lo sapesse il giocatore ha un figlio di appena 5 mesi). Molti giocatori come l'interista Juan, il madrinista Marcelo o la stella del San Paolo Lucas, impegnati in questo momento a Londra 2012, pubblicano foto del ritiro, foto dell'allenamento appena finito, di compagni impegnati a giocare alla Play Station o dei posti nei quali viaggiano con la squadra e come loro fanno migliaia di calciatori professionisti di tutti i campionati e le nazioni. Per Euro 2012 federazioni come Spagna (Piqué foto sotto, è un fervente utente di Twitter), Olanda e Inghilterra hanno regolamentato l'utilizzo dei social network  per ovviare al problema di giocatori poco concentrati in campo e troppo attenti a computer e telefonini. Questi offrivano ai giornalisti informazioni circa dinamiche del gruppo (il malcontento di qualcuno perché non sceso in campo o un litigio in allenamento) e destabilizzavano la tranquillità della squadra. Alcuni allenatori come Alex Ferguson hanno apertamente criticato i propri giocatori invitandoli a moderare l'utilizzo dei propri profili e di conseguenza molti tifosi hanno sfruttato la piattaforma non solo per adulare e incitare i propri beniamini  ma anche per apostrofarli con frasi del tipo "meno tweet e più flessioni".


Il lato oscuro dei social network rivela spesso anche l'ingenuità di molti atleti che scioccamente criticano colleghi e società o addirittura si rendono protagonisti di affermazioni razziste che poi pagano a caro prezzo. E' notizia di ieri (31 luglio 2012) dell'esclusione dalle Olimpiadi del terzino svizzero del Palermo Morganella (ex Novara), il quale dopo la sconfitta  per 2-1 ai danni della sua Svizzera contro la Corea del Sud, ha pesantemente insultato i coreani, rei di averlo fischiato dopo una simulazione durante la fase di gioco. Ha esordito con la frase: "voglio dare fuoco a tutti i coreani", pero poi chiudere con un raccapricciante "bruciate tutti mongoloidi". Le reazioni sono state molteplici e veementi e a nulla sono valse le scuse ufficiali del giocatore e della federazione elvetica e l'immediata cancellazione del tweet. Inutile fare un processo ad un ragazzo giovane che deve riflettere sul senso e sulla gravità delle sue parole, ben oltre l'ambito sportivo, ma sta pagando e pagherà le conseguenze del suo gesto. Nel recente passato Rooney ha insultato pesantemente il difensore centrale del Real Madrid Pepe (e come lui milioni di utenti dopo i falli assassini contro il Barcellona) mentre l'ex laziale Cissé ha purtroppo ricevuto insulti razzisti di alcuni supporter biancolecesti. Ci sono stati anche casi nei quali alcuni giocatori hanno espresso la loro insofferenza verso un club per il quale giocavano adducendo alla volontà di partire e persino le fidanzate e le mogli dei calciatori sono intervenute in difesa o contro il marito o il fidanzato. La showgirl inglese Sophie Reade ha insultato Balotelli per averla tradita con una collega mentre la fidanzata di Cristiano Ronaldo, la modella Irina Shayk, si è resa protagonista di una lite via tweet con la modella Bar Rafaeli la quale aveva criticato apertamente il gel per capelli del campione portoghese. Simpatica invece la vicenda legata alla fidanzata di Boateng, Melissa Satta che nella settimana del derby d'andata della scorsa stagione aveva twittato "... tutti al derby sabato", senza sapere che la partita si sarebbe giocata come posticipo domenica sera. Tra le risposte dei tifosi citiamo: "tu vai intanto... che noi arriviamo" oppure il più pacato "peccato che la partita sia domenica".


Twitter è questo ma fortunatamente non solo questo. I calciatori grazie ai social network possono rendere partecipi i tifosi della straordinaria vita del pallone, possono rassicurarli smentendo voci di mercato e riescono a comunicare anche positivamente con il pubblico. I supporter più accaniti non sono da meno, infatti grazie alle possibilità che offre Twitter si prodigano in iniziative che non possono lasciare indifferenti giocatori e società. Due esempi recenti possono essere la campagna "@solo_Strama" (quasi 1.600 follower), su iniziativa di due tifose interiste, nella quale molti tifosi volevano la riconferma di Stramaccioni sulla panchina, poi avvenuta, o l'iniziativa dei tifosi milanisti per impedire la cessione di Thiago Silva che però non è servita a convincere la società bisognosa di introiti economici importanti. Iniziative come queste non sono fondamentali per le decisioni di un club ma sicuramente sono sintomo dell'opinione di una parte della tifoseria e per l'attaccamento a giocatori e allenatori e non è detto che non possano, anche se marginalmente, avere un ruolo nel processo di decisione. La nuova frontiera della comunicazione coinvolge tutti e possiamo aspettarci novità importanti anche dalle società che intuiscono il potenziale dei nuovi mezzi e si stanno aprendo a nuove strategie.

(Dybala neo acquisto del Palermo ha twittato una foto con Munoz)

 (Pinilla e Nainggolan, amici e compagni nel Cagliari in un tweet del cileno)

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