mercoledì 8 agosto 2012

Jean-Marc Bosman, l'uomo che ha cambiato il calcio

Jean-Marc Bosman, indirettamente, è una delle persone che hanno maggiormente influenzato e determinato il calcio attuale e moderno. Indirettamente perché lui stesso è la principale vittima del suo cambiamento, cercato e voluto per esigenze personali, ma che alla fine ha fatto contento molte persone nel mondo del pallone eccetto lui.
La storia di Bosman inizia nel 1990 quando era un giocatore, di ruolo centrocampista, nell'RFC Liegi. Cresciuto calcisticamente nello Standard Liegi, con 20 presenze nelle varie Nazionali giovanili belghe nel curriculum sembra destinato ad una buona carriera in Jupiler League (la massima serie belga) e non solo. Proprio nel 1990, alla scadenza del contratto che lo legava al Liegi, lo cerca il Dunkerque, squadra francese del Nord-Passo di Calais situata ad una manciata di chilometri dal Belgio. Il centrocampista è molto interessato al trasferimento e trova subito l'accordo con la società transalpina, ma il Liegi non lo lascia andare facilmente. La società vallona pretendeva una contropartita economica per liberare il giocatore, una specie di risarcimento, nonostante nessun tipo di contratto legasse il giocatore alla squadra. Il Dunkerque non fece un'offerta ritenuta adeguata e dunque il trasferimento non andò in porto. Nel frattempo Jean-Marc venne messo fuori squadra con l'ingaggio ridotto del 60%. Fu allora che il giocatore denunciò l'accaduto alla Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo, accusando la UEFA ed il suo sistema di trasferimenti di impedirgli di fatto la libertà di movimento nei Paesi della Comunità Europea come lavoratore, in contrasto con quanto garantito dall'articolo 39 del trattato di Roma che regolamenta proprio la libera circolazione dei lavoratori.

La battaglia, legale, di Bosman si protrae fino al 1995 quando, precisamente il 15 dicembre, la Corte di Giustizia Europea da ragione al giocatore e come sancito dalla sentenza, che da allora tutto il mondo del calcio conosce come "Sentenza Bosman", venne permesso a tutti i giocatori  nelle stesse condizioni di Bosman di trasferirsi gratuitamente alla fine del loro contratto, nel caso di un trasferimento da un club appartenente a una federazione calcistica dell'Unione Europea. Inoltre, un calciatore può firmare un pre-contratto con un altro club, sempre a titolo gratuito, se il contratto attuale ha una durata residua inferiore o uguale ai sei mesi.
Alle leghe della Comunità Europea, invece, venne proibito di porre un limite massimo di giocatori stranieri per squadra. All'epoca infatti la UEFA proibiva nelle competizioni internazionali di schierare più di tre stranieri per squadra. In seguito al caso Bosman per i cittadini dell'Unione Europea, o chi fosse in possesso di un passaporto della stessa, queste regolamentazioni non avevano più alcuna validità.

Da allora il calcio professionistico è completamente cambiato. Precedentemente molte società vivevano di fatto grazie ai trasferimenti dei loro giocatori non dovendosi preoccupare degli svincolati ma dal 1995 questo sistema è venuto meno. Molti danno la colpa alla Sentenza Bosman di alcuni dei problemi più grandi del mondo del pallone, come ad esempio il grande potere che hanno assunto giocatori e procuratori nei confronti delle squadre che invece hanno maggiori problemi nelle progettazioni a lungo termine. Queste problematiche sono più attuali che mai come possiamo vedere dal caso di Robin Van Persie, attaccante dell'Arsenal che andrà in scadenza di contratto con i Gunners la prossima estate e si sta protraendo in un lungo braccio di ferro con la sua società vista la sua volontà di trasferirsi. Gli stessi procuratori hanno assunto maggior potere avendo maggior controllo sui club.

Tutti questi problemi non si possono però additare unicamente ad una sentenza, peraltro corretta e sacrosanta. Nel 2005 il direttore generale dell'UEFA dichiarò: "La sentenza Bosman non è certamente la causa di tutti i mali che affliggono il calcio europeo, ma distrusse alcuni puntelli che la classe dirigente aveva creato volutamente, non per elevare il calcio al di sopra della normativa UE, ma per preservare la natura speciale di questo nostro sport e impedire fenomeni degenerativi. Da allora i trasferimenti si sono moltiplicati a dismisura e il denaro entrato nel calcio ha privato gradualmente i club della loro identità locale. Alcuni club più furbi si sono avvantaggiati, ma sono una minoranza. Il divario fra ricchi e meno ricchi si è ampliato e questo può solo andare a discapito delle varie competizioni, rendendole meno interessanti".
Tutto questo ha sicuramente una parvenza di verità ma è altrettanto vero che esistono squadre che continuano a sopravvivere grazie ad investimenti oculati ed una politica giovanile di alto livello. Queste società hanno anche dimostrato come la sentenza Bosman non intacchi un'idea di allevamento di talenti locali.  E' anche vero che è nello spirito della Comunità Europea, e di un'ideale di meritocrazia, che vengano favoriti i migliori talenti, di qualunque Paese dell'UE essi siano.

In conclusione la sentenza Bosman ha regolamentato nel mondo del calcio ciò che avviene anche nella "vita comune". I problemi nel pallone sono molti, ma non sarebbe giusto, ne legale, addebitare tutto o gran parte alla sentenza Bosman.

Ma al termine di tutto che fine ha fatto Jean-Marc Bosman?
Durante il processo fece poche, e brevi, apparizioni in serie minori francesi e nella terza divisione belga. Dall'emanazione della sentenza non ha più trovato lavoro nel mondo del calcio a suo dire per colpa dell'ostracismo delle varie squadre del suo Paese. Tutto ciò lo fece cadere vittima dell'alcolismo dal quale riuscì a disintossicarsi nel Natale del 2007. Da allora afferma di essere povero e vive grazie ad un sussidio statale. Il risarcimento dovuto nel processo si è perso nelle varie spese legali ed inoltre la promessa partita di celebrazione si è tenuta a Lille davanti ad un modesto pubblico di duemila persone.

La sentenza Bosman ha cambiato, nel bene e nel male, il mondo del pallone. Ha cambiato la vita di molte persone e addetti ai lavori, ma la vittima principale è proprio colui a cui si deve il più grande cambiamento del calcio moderno: Jean-Marc Bosman.

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